Lettera a Sette/Corriere della Sera del 26 gennaio 2011

                      Al Direttore Giuseppe Di Piazza

                      Corriere della Sera – SETTE

                       Via Solferino 28

                       20121 MILANO

 

Roma, 26 gennaio 2011      

Prot.  33                                                            

 

 

Ci riferiamo  a quanto pubblicato dalla rivista Sette del 20 gennaio 2011  sul tema   l’incubo spazzatura “ in Italia per replicare a quanto scritto sulla discarica di Malagrotta e sulla “emergenza Roma” da Cesare Fiumi, Sara Gandolfi e Paolo Foschi che non hanno fatto mancare il loro contributo preconcetto alla pubblicistica che, partendo da Report della Gabanelli del novembre 2008, quasi quotidianamente diffonde notizie infondate, allarmistiche e prive di qualsiasi serio presupposto di verità.

Le nostre risposte  a quanto pubblicato sono in sintesi le seguenti:

1)     La discarica di Malagrotta non è  una discarica illegale. Essa opera  sulla base delle prescritte autorizzazioni da parte delle Istituzioni competenti ed è gestita correttamente nel rispetto della normativa vigente. Non è una cloaca  a cielo aperto  produttrice di miasmi  pestilenziali ma una complessa realtà industriale costituita da un modernissimo gassificatore con annessa Centrale elettrica per la termovalorizzazione del CDR (Combustibile da Rifiuti), due impianti TMB - Trattamento Meccanico Biologico per la produzione di CDR e Frazione Organica Stabilizzata,  due stazioni di produzione di energia elettrica da biogas  per 15 megawatt, pannelli per la produzione fotovoltaica di energia elettrica per 1 megawatt, una centrale eolica, un impianto di biometano (trasformazione di biogas in metano) per autotrazione a cui si riforniscono pulmini ATAC per i servizi di quartiere e alcuni autocollettori AMA addetti alla raccolta dei rifiuti, una centralina di rilevamento della qualità dell’aria. Il tutto, comprese le necessarie pertinenze tecnologiche, realizzato con l’impiego delle migliori tecnologie disponibili sul mercato e con il know-how frutto di oltre 50 anni di esperienza e investimenti nel settore.

L’attività di discarica dei rifiuti costituisce, quindi, soltanto una parte  circoscritta  di una piattaforma tecnologica che è, senza forse, la più grande d’Europa in materia di trattamento dei rifiuti.

La discarica di Malagrotta, chiusa e sigillata (capping), si trasformerà in Parco Naturale con la messa a dimora di oltre 300.000 piante. I lavori nel Lotto “L” sono già stati realizzati e presenti come “vetrina”, come mostra la foto allegata alla lettera prot. 26 del 18/1/2011.

Dalla tabella dell’ARPA LAZIO – Roma, anch’essa allegata,  su cui sono riportati i dati della Qualità Aria del 17.1.2011 risulta che, tra le 13 centraline istallate a Roma, i parametri riferiti alla centralina di Malagrotta sono i migliori.

2)     La recente Ordinanza  della Presidente Polverini  impone  il trattamento di tutti i rifiuti raccolti nella Capitale, al netto  della raccolta differenziata, sia mediante gli impianti TMB (due a Malagrotta, due a Rocca Cencia e Salario di proprietà AMA) sia mediante l’installazione di un numero adeguato di tritovagliatori (almeno sei). Ciò  vuol dire che il rifiuto irrecuperabile da smaltire in discarica sarà  stato preventivamente trattato.

3)     Respingiamo il collegamento fatto fra l’attività di discarica e l’inquinamento della falda sotterranea.

Il polder e le arginature, scientificamente predisposte, fanno di Malagrotta una “isola nella Valle Galeria”, come è stato dimostrato da uno studio (all.) realizzato e illustrato al mondo scientifico e politico della Città in occasione del convegno tenutosi all’Università La Sapienza di Roma il 24/2/2010.

Essa vive una vita autonoma e isolata, come una vasca da bagno, dalle altre realtà operative ed industriali presenti nella Valle Galeria quali Raffineria e stoccaggio di benzine, bitumificio, forno AMA, cave, ecc.

Sull’argomento la Magistratura ha svolto per anni indagini che hanno portato sempre all’archiviazione o al rigetto dei procedimenti. Ancora qualche giorno fa, infatti, con provvedimento dell’11 gennaio 2011 (del quale, ovviamente, gli organi di stampa non hanno dato notizia), il GIP presso il Tribunale di Roma ha stabilito che “le verifiche effettuate da parte di tecnici della Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma e dai CC.TT. nominati dal PM hanno accertato, anche in epoca recente, la tenuta del Polder” e non ha mancato di rappresentare, a questo proposito, che i periti del PM (per definizione indipendenti), al termine della loro indagine, confrontando i dati relativi ai prelievi a monte e a valle del bacino della discarica (dai quali risulta che gli analiti rilevati a monte non sono presenti a valle), hanno concluso “che sulla base di questi risultati sembrerebbe che l’area di Malagrotta costituisca, dal punto di vista idrogeologico, un bacino chiuso”.

4)                                                                  L’alto costo del servizio di igiene urbana a Roma è la falsità più grossa che si possa scrivere. In 25 anni i romani hanno risparmiato oltre 3 mila miliardi di lire. Si legga al riguardo  la lettera scritta al Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Prof. Pecorella (prot. 149 del 25/6/2010 - all.) all’indomani della visita a Malagrotta  e la lettera al Sindaco Alemanno (prot. 207 del 15/9/2010 – all.).

5)     Circa la chiusura di Malagrotta, che  viene invocata a fasi alterne e con qualche improvvisazione dai vari esponenti istituzionali, sarà il caso di considerarla  utile e opportuna nel momento in cui siano pronte soluzioni alternative  che sono già previste, peraltro, nel Piano  Regionale di Gestione dei Rifiuti del Lazio, recentemente approvato  dalla Giunta Polverini. Una scelta sbagliata potrebbe condurre, in assenza di valide soluzioni alternative, ad un vero e proprio disastro ambientale, sul tipo di quello napoletano. Non si vuole capire ancora, soprattutto da parte di chi non conosce il problema ma non rinuncia a sproloquiare al riguardo o, peggio ancora, da chi è in malafede, quale sia lo sforzo titanico del sistemare quotidianamente almeno 4.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani. Si pensi che il conferimento a Malagrotta avviene 24 ore su 24 e che di notte giungono alla stazione di trasferenza almeno 800 tonnellate di rifiuti. Disprezzare,  senza comprendere, quel poco o tanto che si ha costituisce la premessa di guai certi per il futuro. Una grande responsabilità ha su questo la libera stampa, che dovrebbe farsi carico di una informazione responsabile e obiettiva. È per questo che ci siamo dichiarati sempre disponibili ad accompagnare quanti siano interessati a visitare la Città delle Industrie Ambientali di Malagrotta.

6)     Aver mescolato in un minestrone giornalistico realtà operative strutturalmente  diverse e accomunato Malagrotta alle discariche rumene e siciliane è, da un lato, un modo per produrre confusione nella mente del lettore e, dall’altro, è un modo per svilire il nostro impegno imprenditoriale trasferendolo per vie traverse nell’ambito dell’abusivismo o del pressappochismo.  In definitiva, è una ferita al nostro buon nome e alla nostra immagine che troverà adeguata tutela nelle sedi competenti, nelle quali si chiarirà  davvero se dalla “ormai impresentabile discarica fuoriescano quantitativi fuorilegge di arsenico, nichel, benzene e ferro che finiscono sistematicamente nel Rio Galeria “, o, come sosteniamo,  è un’isola.

7)     Il singolare monopolio di Malagrotta (che, in realtà, è semplicemente un posizione di leadership guadagnata sul libero mercato, anche internazionale, senza alcun favore o privativa da parte delle Pubbliche amministrazioni) gestisce i rifiuti  di Roma alle tariffe di gran lunga più basse dell’intero Paese, le quali sono “ordinate”dalla Regione Lazio. Si tratta, quindi, di un vero e proprio monopolio alla rovescia  che, anziché premiare il monopolista, premia l’utente.

8)     Per finire, emergenza e collasso sono termini che non si addicono a Roma almeno fino a quando ci saremo noi  (fino a quando ci faranno lavorare) che ad oggi abbiamo trattato urbi et orbi per discariche, per recupero e per incenerimento oltre 150 milioni di tonnellate di rifiuti pari alla produzione italiana di 5 anni.

 

Naturalmente siamo pronti a documentare, punto per punto, quanto qui rappresentato e ci auspichiamo che un organo di stampa così autorevole come il Vostro voglia verificare de visu la realtà di Malagrotta per rendere finalmente omaggio al dovere di corretta informazione e, prima ancora, di verifica delle fonti.

 

Distinti saluti.

                                                                                     Il Presidente

                                                                                  (Manlio Cerroni)                              

 

 

P.S.:  Una parolina anche su Napoli: le cose non starebbero messe così male se il servizio fosse stato affidato a noi che in Associazione Temporanea con l’ENEL avevamo proposto una soluzione tecnica che aveva conseguito il punteggio di 8,5 su 10.  Purtroppo il servizio è stato affidato ad un progetto valutato 4,5 su 10.

 

Allegati:

·        Lettera prot. 26 del 18/1/2001 (foto e dati qualità aria)

·        Fascicolo “Malagrotta – Un’isola nella Valle Galeria - Il Polder”

·        Lettera prot. 149 del 25/6/2010

·        Lettera prot. 207 del 15/9/2010 con allegata “incidenza costi di trattamento e smaltimento rifiuti urbani al netto raccolta differenziata” in varie città italiane.